Il progetto

Il Centro di Ricerca “Lo Stilo di Fileta” e Docety SRL si fanno promotori dell’Osservatorio Nazionale sulla Ricerca e sulla Didattica Digitale, un organo di sorveglianza  indipendente, preposto a monitorare il livello di digitalizzazione dell’apparato educativo italiano (scuola – di ogni ordine e grado – e università).

La creazione di una think tank di professionisti della ricerca, del settore digitale, dell’istruzione e dello sviluppo si propone l’obiettivo primo di favorire lo sviluppo del digitale nel settore educativo e di vigilare su mancanze e assenze, prodromi problemi d’integrazione del Paese coi modelli di sviluppo europei e mondiali.

Non si tratta per certo della prima proposta di osservatorio sulla didattica digitale: la fondazione CRUI ha in passato istituito un Osservatorio sull’elearning la cui homepage[1] risulta oramai non consultabile.  Attraverso la Wayback Machine di Internet Archive è addirittura possibile risalire ad aggiornamenti non successivi al 2015[2] della pagina stessa. In precedenza cluster di privati avevano provato a fare semplici indagini sullo status questionis  (2003/2006 ANEE-ASSINFORM), che però si risolsero in pure e semplici indagini di mercato[3].

Al momento si osserva dunque una vacatio istituzionale in tal senso.

Se l’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza i ritardi applicativi ed ermeneutici dell’elearning italiano (che di fatto non coesisteva con la normale didattica, se non in minima parte, ovvero nei cosiddetti “atenei virtuosi”), appare evidente da una prima indagine statistica condotta anche da chi scrive la necessità – avvertita da un campione piuttosto variegato di italiani – di digitalizzare la didattica italiana anche a emergenza finita. La percezione degli italiani sul tema può così essere sintetizzata come dalla fig. 1.

Con la chiusura delle biblioteche e dei luoghi fisici preposti allo studio, non è solo la didattica a essere stata bloccata ovvero rallentata: l’intero apparato della ricerca ha cominciato a soffrire e tradire segni di cedimento, alla luce dell’assenza di materiale librario e datistico di partenza. Il Centro di Ricerca “Lo Stilo di Fileta” ha per questo aperto i suoi canali Facebook[4] alla richiesta – da parte dei ricercatori – di metadati librari e oggetti di ricerca, a cui altri ricercatori della rete hanno la possibilità di rispondere. L’invito a rendere consultabili in remoto le biblioteche dei singoli è stato tardivamente accolto anche da qualche biblioteca istituzionale, il cui funzionamento resta sempre inesorabilmente lento, rispetto – ad esempio – ai relativi esempi di area anglosassone, in cui anche in tempi di normalità è molto diffuso il servizio remoto ask a librarian[5].

[figura 1: Studio Condotto da Docety-Fileta sul rapporto tra italiani e elearning aggiornato al Marzo 2020[6]]


È stato in tal senso redatto – all’interno di Fileta – un Vademecum digitale d’emergenza per umanisti in tempo di COVID-19[7]  costruito su cinque punti cardine per combattere il rallentamento della ricerca in modalità digitale, senza fermare l’approccio al solo momento di epidemia.

È d’uopo in questa sede ricordare i vantaggi di una didattica e di una ricerca digitali anche in tempi di relativa normalità:

  • Vi sono attività didattiche integrative (recuperi, potenziamenti, approfondimenti) che – se sempre digitalizzate – potrebbero alleggerire gli sforzi di docenti e studenti di ogni ordine e grado, già obbligati a stare in sede buona parte della loro giornata;
  • L’utilizzo di biblioteche digitali[8] farebbe risparmiare alle istituzioni notevoli costi di viaggi e trasferte, e darebbe al singolo ricercatore oggetti meglio interrogabili rispetto ai rispettivi cartacei;
  • In Italia non esiste ancora una politica univoca relativa all’Open Access, benché l’Europa si sia più volte espressa e schierata a favore di questo concetto per rendere liberamente consultabile il prodotto della ricerca.

In conclusione, appare – vuoi per un vuoto istituzionale, vuoi per una chiara necessità funzionale – necessaria l’istituzione di un Osservatorio che vigili sulla digitalizzazione di scuole, università ed enti assimilati o a servizio di questi (case editrici, marchi editoriali e piattaforme private, per esempio, che lavorano principalmente su commissione di grandi dipartimenti e/o atenei, ovvero direttamente university press).


[1] https://www.fondazionecrui.it/e-learning/?Arg=232

[2] https://web.archive.org/web/2018*/https://www.fondazionecrui.it/e-learning/?Arg=232. Come si può ben vedere, le memorizzazioni post 2015 sono dei semplici messaggi di errore

[3] Qualcuno ha ben pensato di memorizzare il rapporto principale su una pagina su Academia.edu: https://www.academia.edu/8421649/Osservatorio_e-Learning_2003_Sintesi_-_ANEE

[4] Vedi https://fileta.hypotheses.org/covid-19-solidarieta-digitale

[5] Vedi la voce wikipedia https://en.wikipedia.org/wiki/Ask_a_Librarian, disponibile solo in lingua inglese, CVD.

[6] Vedi https://www.diariodelweb.it/innovazione/articolo/?nid=20200317-546150.

[7] Vedi l’url: https://fri.hypotheses.org/1657

[8] Sussiste una notevole differenza tra biblioteca digitale e biblioteca semplicemente digitalizzata. Cfr. https://boll900.it/convegni/ciottitesto.html